Cronaca
28 Novembre 2014
Condannati all'ergastolo, ora sottoposti solo all'obbligo di dimora

Scarcerati gli assassini di Paula

di Marco Zavagli | 3 min

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Gianina Pitroescu e Sergio Benazzo, imputati dell’omicidio della 19enne Paula Burci, sono stati scarcerati. Ora ai due, condannati in primo e secondo grado all’ergastolo, è stata applicata la misura cautelare del semplice obbligo di dimora, in attesa che il processo nei loro confronti si celebri nuovamente e da capo, dopo la sentenza di annullamento della Cassazione.

I due, che avevano contribuito assieme ad altre persone rimaste ignote all’omicidio e all’occultamento del cadavere di Paula, erano stati condannati in primo grado dalla Corte d’Assise di Ferrara il 17 luglio 2012.

Il 7 giugno 2013 la Corte d’Assise d’Appello di Bologna confermò la sentenza. Il 16 luglio 2014 però, la Cassazione ha annullato quel verdetto a causa di una eccezione di competenza territoriale. Il tribunale di Ferrara a suo tempo si dichiarò competente in quanto, non essendo certo il luogo dove avvenne l’omicidio (non si è mai saputo se la ragazza fosse ancora viva quando venne trasportata da Villadose di Rovigo – dove viveva Benazzo – a Ferrara per essere bruciata e rendere irriconoscibile il corpo), decise in base all’altro reato contestato, ossia l’occultamento e la distruzione di cadavere. Per la Consulta invece è irrilevante che la vittima respirasse ancora o no, rilevando invece il luogo dove è iniziata la condotta del reato più grave.

Dopo la trasmissione degli atti da Roma a Rovigo per riprendere gli atti dalla fase delle indagini preliminari, lo scorso 12 agosto il pm Nalin aveva chiesto una nuova misura, la custodia in carcere, concessa dal gip. Lo scorso 11 settembre però, su istanza delle difese, il giudice ha dovuto dichiarare la perdita di efficacia della misura detentiva per decorrenza dei termini, con conseguente scarcerazione di entrambi gli ‘ex condannati’. La Pitroescu si trovava dietro le sbarre da 2 anni e 10 mesi, Benazzo da tre e mezzo. Il massimo di detenzione preventiva previsto dal nostro codice è invece di due anni e, in assenza di una condanna (come è diventato questo il caso dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione), non è possibile tenere in carcere senza ‘titolo’ una persona.

Come misura alternativa venne disposto l’obbligo di dimora e di firma. La Pitroescu ha eletto domicilio a Bologna, mentre Benazzo è tornato in Veneto.

Il pubblico ministero si era opposto a quel provvedimento, impugnando l’ordinanza davanti al tribunale del Riesame di Venezia, che lo ha respinto perché ritenuto “infondato”. La decisione è stata notificata ieri a Rocco Marsiglia, difensore della Pitroescu, che si compiace di una “ordinanza precisa e puntuale” emessa dal gip, che ha accolto “quanto sostenuto da due mesi a questa parte dal sottoscritto e dalla collega Francesca Martinolli che assiste Benazzo”. Il giudice “ha preso atto della situazione derivata dalla pronuncia della Suprema Corte del 16 luglio, dichiarando la perdita di efficacia dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Ferrara nel 2011 e confermata dal gip di Rovigo ad agosto 2014, con conseguente scarcerazione dei due indagati. Il tribunale di Venezia non ha fatto altro che confermare la bontà delle osservazioni difensive”.

Grande amarezza” arriva invece dall’avvocato che aveva assistito i familiari di Paula nel primo processo, Paolo Palleschi, che fa notare come “per un reato così grave, che ti può portare a passare il resto della vita in prigione, sia molto elevato il pericolo di fuga”. A questo Palleschi aggiunge “una seconda grande amarezza data dal fatto che sono stati vanificati tre anni di processo”.

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